La società attuale è caratterizzata da rapide trasformazioni che comportano disorientamento, senso di impotenza, incertezza relativa al futuro. L’adolescente si incontra/scontra con un adulto anch’esso coinvolto nella stessa incertezza identitaria.
Gli atti autolesivi sono comportamenti che spesso si costituiscono come una delle modalità che l’adolescente trova per esprimere il proprio disagio, caratterizzati dal prevalere dell’atto sul pensiero e contemporaneamente utilizzati per mobilitare l’ambiente nella speranza che qualcosa cambi.
Nella pubertà l’adolescente si trova di fronte ad un corpo che cresce, si trasforma, diventa più alto, più robusto, più esile, più forte, un corpo che si erotizza, nella maggior parte dei casi difficile da gestire e da assecondare.
Il corpo nella pubertà diventa quindi il protagonista centrale in quanto trasformandosi impone all’adolescente un complesso lavoro psichico legato alla strutturazione della propria identità e alla rielaborazione del legame con gli altri, con i genitori e con i pari.
Il cambiamento corporeo determina quindi una trasformazione intrapsichica globale, ossia un processo lungo e complesso durante il quale si modifica e si riorganizza l’intero funzionamento mentale.
Individuarsi vuol dire diventare consapevoli di sé stessi, vuol dire intercettare e fare propri e legami identificativi avviati nelle epoche precedenti e strutturare nuove leve identificative attraverso i legami sociali. E’ un processo lungo e complesso che porta con sé tanti interrogativi relativi al chi sono, dove andrò, cosa farò e che comporta l’alternanza di episodi depressivi associati, talvolta, ad episodi maniacali.
Il corpo è anche ciò attraverso il quale comunichiamo con gli altri, ciò che gli altri vedono.
La maggior parte dei ragazzi riesce ad attraversare il processo adolescenziale con sufficiente serenità e fiducia nonostante i fisiologici alti e bassi , altre volte invece arrivano alla pubertà con una strumentazione interna insufficiente e agiscono comportamenti distruttivi dove è proprio quel corpo che ha introdotto il cambiamento ad essere attaccato, aggredito.
Tale aggressione al corpi può dirigersi verso l’instaurazione di disturbi del comportamento alimentare, abuso di alcol e droghe, scarificazioni, ripetuti incidenti, unico modo di gestire tensioni intollerabili, che sono potenzialmente patogeni in quanto nel tempo possono strutturarsi bloccando il processo di sviluppo, costituirsi come base identitaria, perdendo la speranza che qualcosa possa cambiare.
In linea di massima potremmo dire che laddove l’apparato psichico è incapace di gestire l’eccesso, il primo strumento ad essere aggredito diventa il corpo o, detto in altri termini, lì dove il simbolico del mentale è insufficiente a metabolizzare i vissuti angosciosi il corpo si trasforma in una lavagna su cui scrivere, sulla propria carne, l’ angoscia.
Il corpo diventa quindi l’unico foglio bianco su cui scrivere il proprio disagio ma al tempo stesso tale scrittura diventa un messaggio, sebbene in codice e talvolta difficilmente identificabile, trasmesso all’altro genitoriale. Diventa in tali casi indispensabile che l’adulto accolga, con tatto e comprensione, la crisi adolescenziale. La sottovalutazione di tali atti, attacchi al corpo, potrebbe costituirsi come l’unica e ultima comunicazione della propria angoscia.
È necessario pertanto che il mondo adulto colga e prontamente risponda a tale richiesta di aiuto.
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