La peculiarità del rapporto tra psicoterapeuta e paziente è il ruolo che quest’ultimo assume in questa relazione.
Infatti, mentre in qualsiasi altro approccio medico il paziente si pone in termini passivi rispetto al professionista, limitandosi a rispettare la cura da lui indicata, nella relazione terapeutica il soggetto si trova ad assumere un ruolo di primo piano rispetto al percorso che va ad affrontare, ruolo che lo vede, sin da subito, soggetto attivo del processo di crescita e consapevolezza.
Psicoterapeuta e paziente iniziano così a sperimentare un viaggio insieme, viaggio all’interno del quale non c’è una figura che primeggia sull’altra, ma la coesistenza di due funzioni diverse, quella della competenza e professionalità del terapeuta e quella della posizione del paziente, che riporta la sua vita e le sue esperienze, contributo, quest’ultimo fondamentale per la riuscita della psicoterapia.
Quello che rende veramente efficace il percorso terapeutico è proprio il ruolo attivo della persona che decide di intraprendere il percorso stesso, spinto da curiosità, motivazione, desiderio di scoperta di se’ e della storia del suo sintomo, fattori, questi, indispensabili per il buon esito del percorso e per la risoluzione della problematica riportata.
Ciò sostanzialmente serve affinchè la persona si senta protagonista del suo percorso, così da divenire sempre più padrona e consapevole di ciò che sta scoprendo e realizzanto nel viaggio terapeutico.
Sta al professionista attento e qualificato permettere che ciò avvenga, attraverso una restituzione costante al paziente delle diverse dinamiche che man mano emergono nelle sedute e che danno forma e sostanza al sintomo, cosi che lo stesso paziente possa comprendere fin dalle prime sedute la relazione tra le diverse cause che hanno contribuito allo strutturarsi del sintomo.
Non c’è crescita e cambiamento finchè non ci si vede.
E sta al terapeuta permettere che ciò avvenga.
Il più grande errore che un professionista in campo psicoterapico possa commettere è non coinvolgere in prima persona il soggetto che ha difronte, ostacolando in questo modo la possibilità che egli stessa diventi promotore del suo cambiamento, non inteso come trasformazione ma come crescita e consapevolezza.
Ciò vale per tutte le problematiche riportate, dall’attacco di panico a problemi di coppia, dai disturbi alimentari a problemi di ansia generalizzata.