Un fulmine a ciel sereno. Un improvviso attivarsi, che appare totalmente “insensato”, di palpitazioni galoppanti, col cuore che batte all’impazzata, tremori, dispnea, affanno respiratorio, sensazione di soffocamento, dolore al petto, formicolio o torpore in qualche distretto corporeo, orripilazione, sudorazione fredda, brividi, vampate di calore, vedere o tutto nero o la luce che diviene abbagliante, vertigini, nausea, diarrea e incoercibile spinta a urinare, sensazione di vuoto alla testa e di sbandamento, senso di svenimento, derealizzazione (cioè: senso di perdita del contatto con la realtà), depersonalizzazione (cioè: senso di perdita del contatto con se stessi), paura di perdere il controllo o di impazzire: sensazione di stare – davvero – per morire. E angoscia. È la percezione di queste “sensazioni” che si presentano come fossero del tutto “insensate” quella che attiva l’angoscia. Per essere più precisi: che attiva lo stato di allarme, che sfocia in angoscia per la percezione di non sapere che cosa stia capitando, né, quindi, che cosa ci si possa fare.
Ciò che rafforza nel tempo il disturbo è il cosiddetto “effetto ragnatela” : se ad esempio il primo attacco si è verificato in un centro commerciale, il soggetto prima eviterà questo tipo di ambienti, poi piano piano situazioni simili, come luoghi affollati e mezzi di trasporto, per poi iniziare a isolarsi sempre di più. Più metterà in atto questo processo di evitamento, più non si sentirà in grado di affrontare le sue paure, mettendo in azione un circolo vizioso che non farà altro che rafforzare il sintomo nel tempo. Infatti dopo il primo attacco di panico la persona vivrà nel terrore che la sua vita non sarà più come prima. E’ a questo punto che metterà in atto tutte le “precauzioni” per prevenirlo.
La letteratura e l’esperienza clinica sono concordi nel ritenere che il primo attacco di panico è spesso preceduto da eventi stressanti significativi sia di natura psicologica che fisica, avvenuti non necessariamente poco prima il verificarsi dello stesso, ma spesso mesi o anni prima.
Più frequentemente però la persona non è assolutamente in grado di riconoscerne le cause, in quanto apparentemente svolge e svolgeva una vita tranquilla, serena e priva di eventi stressanti o traumatici.
E’ per tale motivo che risulta fondamentale, per la risoluzione definitiva del disturbo, affrontare un percorso psicologico in cui il professionista sarà in grado di recuperare insieme alla persona le cause profonde dell’instaurarsi del problema, cause da ricercare nella storia di vita del soggetto e associate a dinamiche spesso invisibili agli occhi della persona, ma riconoscibili grazie al ruolo dello psicologo.
Gli psicologi del Centro Psicologico del Sannio, lavorando con passione e professionalità, desiderano offrire un contesto in cui poter affrontare serenamente tale problematica, in un ambiente confortevole e rilassante, in cui potersi esprimere liberamente e senza paure.